La co-regolazione emotiva nei bambini: il ruolo dell’adulto secondo la Teoria Polivagale

La co-regolazione emotiva rappresenta una delle funzioni più essenziali e trasformative nella relazione tra adulto e bambino. È il processo attraverso cui il bambino, ancora privo di strumenti neurologici e cognitivi sufficienti per gestire autonomamente le proprie emozioni, si affida alla presenza dell’adulto per modulare il proprio stato interno. Questo processo non è solo relazionale, ma profondamente neurobiologico. La Teoria Polivagale di Stephen Porges offre una chiave di lettura innovativa e scientificamente fondata per comprendere come il sistema nervoso del bambino risponda alla qualità della presenza dell’adulto e come, attraverso il sistema di coinvolgimento sociale, si attivi la percezione di sicurezza necessaria per lo sviluppo emotivo sano.
Secondo Porges, il sistema nervoso autonomo non è un meccanismo binario che alterna semplicemente stati di attivazione e rilassamento, ma un sistema complesso che si articola in tre modalità principali: il coinvolgimento sociale, la mobilizzazione (lotta o fuga) e l’immobilizzazione (blocco o congelamento). Questi stati sono regolati da diverse branche del nervo vago e dal sistema simpatico, e la transizione tra di essi avviene attraverso un processo chiamato neurocezione. La neurocezione è la capacità inconscia del sistema nervoso di rilevare segnali di sicurezza o pericolo nell’ambiente e nelle relazioni è un radar interno che guida il comportamento e le risposte fisiologiche del bambino, molto prima che intervenga la coscienza o la razionalità.
Nel contesto della relazione adulto-bambino, la neurocezione gioca un ruolo cruciale, quando l’adulto è emotivamente disponibile, regolato e coerente, il bambino percepisce sicurezza. Questa percezione attiva il sistema di coinvolgimento sociale, che è il substrato neurobiologico della connessione umana. Il sistema di coinvolgimento sociale include l’uso del volto, della voce, dello sguardo, della postura e del ritmo corporeo per inviare segnali di sicurezza. Un volto aperto, uno sguardo accogliente, un tono di voce modulato e caldo, movimenti lenti e prevedibili: tutti questi elementi comunicano al bambino che l’ambiente è sicuro e che può rilassarsi, esplorare, apprendere e relazionarsi.
La co-regolazione emotiva si fonda proprio su questa danza relazionale. L’adulto, attraverso il proprio sistema nervoso regolato, offre al bambino un modello di regolazione non si tratta di “insegnare” al bambino a calmarsi, ma di “essere” la calma che il bambino può interiorizzare. Nei primi anni di vita, il bambino non possiede ancora una corteccia prefrontale sufficientemente sviluppata per gestire le emozioni complesse è il sistema limbico, in particolare l’amigdala, a dominare le risposte emotive. L’adulto, con la sua presenza, funge da regolatore esterno, aiutando il bambino a passare da uno stato di attivazione o disorganizzazione a uno stato di sicurezza e connessione.
Questo processo ha implicazioni profonde per lo sviluppo cerebrale. Le esperienze ripetute di co-regolazione favoriscono la maturazione delle aree corticali superiori, migliorano la capacità di autoregolazione, rafforzano i circuiti della resilienza e promuovono un attaccamento sicuro. L’attaccamento, infatti, non è solo un costrutto psicologico, ma un’espressione neurobiologica della sicurezza relazionale. Il bambino si lega all’adulto che gli trasmette sicurezza attraverso segnali coerenti e sintonizzati. Quando questo accade, il bambino può esplorare il mondo, affrontare le sfide, tollerare la frustrazione e costruire relazioni sane.
Nel contesto educativo, la co-regolazione diventa una competenza fondamentale, gli educatori sono chiamati non solo a gestire comportamenti, ma a comprendere i bisogni neurobiologici dei bambini. Un bambino che urla, si agita o si chiude non è “capriccioso”, ma probabilmente si trova in uno stato di neurocezione di pericolo. La risposta dell’adulto dovrebbe essere quella di offrire sicurezza, non controllo, questo significa modulare il proprio tono di voce, avvicinarsi con calma, offrire contenimento fisico e verbale, validare le emozioni e creare un ambiente prevedibile. La prevedibilità è un elemento chiave: routine stabili, transizioni accompagnate, spazi ordinati e materiali naturali favoriscono la regolazione del sistema nervoso.
La Teoria Polivagale ci invita a considerare la relazione come un dialogo tra sistemi nervosi. Deb Dana, terapeuta e collaboratrice di Porges, ha tradotto questa teoria in strumenti clinici e relazionali. Secondo Dana, ogni interazione è un’opportunità di co-regolazione. Quando due sistemi nervosi si incontrano, possono co-creare uno stato di sicurezza o di allarme. L’adulto che conosce il proprio funzionamento autonomico, che sa riconoscere i segnali di attivazione e che ha strumenti per tornare alla regolazione, è in grado di offrire al bambino una presenza che cura.
La co-regolazione non è un’abilità innata, ma una competenza che si può apprendere, coltivare e rafforzare. Richiede consapevolezza, formazione, supervisione e cura del proprio benessere. Un adulto stressato, traumatizzato o disconnesso fatica a co-regolare. Per questo è fondamentale che genitori, educatori e caregiver abbiano spazi di supporto, pratiche di mindfulness, strumenti di riflessione e reti di sostegno, la cura dell’adulto è la premessa per la cura del bambino.
Dott. Pierluigi Ceccalupo
Psicologoe e Psicoterapeuta