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Il potere delle fiabe: un viaggio incantato tra parole, emozioni e legami

16 settembre 2025 47

C’era una volta una sera qualunque, in una casa qualunque, con le luci soffuse e il profumo del bucato ancora nell’aria. Un bambino si rannicchiava sotto le coperte, stringendo il suo peluche preferito, mentre la voce del genitore iniziava a raccontare: “C’era una volta…”

In quel momento, qualcosa di magico accadeva. Le pareti della stanza si dissolvevano, lasciando spazio a foreste incantate, castelli sospesi tra le nuvole, draghi addormentati e principesse coraggiose. Il bambino non stava solo ascoltando una storia: stava viaggiando. E il genitore non stava solo leggendo: stava costruendo un ponte invisibile fatto di parole, emozioni e presenza.

La lettura delle fiabe ai bambini non è solo un’attività educativa. È un rituale antico, un gesto d’amore, un atto di fiducia. È un modo per dire: “Sono qui con te, nel tuo mondo, e insieme possiamo affrontare qualsiasi cosa.”

In questo articolo, esploreremo i benefici profondi e spesso sottovalutati della lettura delle fiabe. Lo faremo come si fa con le storie: con lentezza, con stupore, e con il desiderio di scoprire cosa si nasconde dietro ogni pagina.

 

Immagina un bambino che ascolta la storia di un topolino che sogna di diventare re. Non importa se nella realtà i topi non governano regni: in quel racconto, tutto è possibile e proprio lì, nella possibilità, nasce la fantasia che non è evasione è esplorazione, è la capacità di immaginare mondi alternativi, soluzioni creative, finali diversi. Quando un bambino ascolta una fiaba, il suo cervello non si limita a ricevere informazioni: costruisce scenari, anticipa eventi, si immedesima nei personaggi.

Le fiabe sono il primo laboratorio creativo della mente, offrono simboli, archetipi, metafore. Un lupo non è solo un lupo: può essere la paura, la rabbia, l’ignoto. Una fata non è solo una fata: è la speranza, il desiderio, il cambiamento.

In un mondo sempre più strutturato e digitale, dove tutto è già scritto e previsto, le fiabe restano uno spazio di libertà, un luogo dove il bambino può essere chi vuole, andare dove sogna, e tornare indietro senza perdere nulla.

Ogni fiaba è un piccolo tesoro linguistico, parole antiche, espressioni poetiche, costruzioni sintattiche ricche e variegate. Quando un genitore legge una fiaba, sta offrendo al bambino un vocabolario che va oltre il quotidiano.

Il linguaggio delle fiabe è spesso ritmico, musicale, evocativo. “Nel cuore della foresta, dove il sole filtrava tra le foglie…”: frasi come queste non solo arricchiscono il lessico, ma insegnano al bambino a pensare per immagini, a costruire narrazioni, a dare forma alle emozioni.

Inoltre, le fiabe introducono concetti complessi in modo accessibile come la giustizia, il coraggio, l'inganno e la redenzione, parole che un bambino forse non conosce, ma che impara a comprendere attraverso le storie.

La lettura ad alta voce, poi, ha un effetto amplificato. Il bambino ascolta il ritmo, la pronuncia, l’intonazione, impara il significato delle pause, il peso delle parole, la bellezza del racconto.

In un’epoca in cui il linguaggio tende a semplificarsi, le fiabe sono un antidoto, offrono profondità, varietà, ricchezza e insegnano che le parole non sono solo strumenti: sono ponti, chiavi, magie.

La sera è un momento fragile. Il corpo rallenta, la mente si affolla di pensieri, e il bambino si trova sospeso tra il giorno che finisce e la notte che incombe, in questo spazio delicato, la fiaba diventa un ponte dolce verso il sonno.

Leggere una fiaba prima di dormire non è solo una routine: è un rito. Un gesto ripetuto che rassicura, che crea un ritmo, che prepara il bambino al distacco dal mondo esterno. La voce del genitore, calma e presente, diventa una ninna nanna fatta di parole.

Le fiabe serali hanno un potere unico: aiutano il bambino a chiudere il cerchio della giornata, offrono una storia che non chiede nulla, che non giudica, che semplicemente accompagna e nel momento in cui il protagonista trova la sua strada, il bambino trova la sua quiete

Molti genitori raccontano che, dopo una fiaba, il sonno arriva più facilmente, non perché la storia “fa dormire”, ma perché crea uno spazio sicuro, un luogo dove il bambino può lasciarsi andare, sapendo che tutto è a posto, che il mondo ha un senso, che il bene vince sul male.

C’è qualcosa di profondamente umano nel leggere una fiaba a un bambino. È un gesto che va oltre le parole è presenza è ascolto è amore.

Quando un genitore legge, non sta solo trasmettendo una storia: sta dicendo “sono qui con te”. Sta offrendo tempo, attenzione, voce e il bambino lo sente, lo percepisce nel tono, nella pausa, nello sguardo che accompagna la lettura.

La fiaba diventa allora un luogo di incontro un momento in cui il genitore e il figlio/a si ritrovano, si riconoscono, si stringono. Non servono grandi discorsi: basta una storia, letta con il cuore, per creare un legame profondo.

In un mondo frenetico, dove il tempo sembra sempre mancare, la lettura condivisa è un atto rivoluzionario. È scegliere di fermarsi. Di essere lì. Di costruire un ricordo che resterà.

Molti adulti, da grandi, ricordano le fiabe lette dai genitori, non tanto per la trama, ma per la sensazione per quel calore, quella voce, quella sicurezza, perché le fiabe non si dimenticano, si portano dentro.

I bambini vivono emozioni intense: la paura, la rabbia, la gelosia, la tristezza, la vergogna e spesso non sanno nominarle, figuriamoci gestirle, le fiabe, in questo, sono uno strumento prezioso.

Attraverso i personaggi, il bambino può esplorare le proprie emozioni in modo sicuro. Può essere il lupo, il principe, la strega, il bambino smarrito, può vivere la paura, la solitudine, il coraggio, la gioia e può farlo senza rischi, perché sa che è “solo una storia”.

La fiaba offre una distanza protetta, ovvero permette al bambino di vedere le emozioni da fuori, di riconoscerle, di nominarle e, soprattutto, di capire che si possono affrontare, che anche il protagonista ha avuto paura, ma ha trovato la forza. che anche lui ha sbagliato, ma ha imparato.

Questa immedesimazione è terapeutica, facilita il bambino a costruire una mappa emotiva, gli fa apprendere che la rabbia non è pericolosa, che la tristezza non è eterna, che la paura può essere superata e quando il genitore accompagna questa lettura con domande, con ascolto, con empatia, il bambino impara non solo a riconoscere le emozioni, ma a condividerle a parlarne, a viverle con fiducia.

Oltre all’aspetto emotivo, le fiabe hanno un valore educativo profondo, insegnano regole, valori, comportamenti. Lo fanno senza prediche, senza imposizioni, lo fanno raccontando.

Una fiaba può parlare di giustizia, di rispetto, di generosità. Può mostrare le conseguenze delle azioni, il valore della parola data, l’importanza dell’onestà. E il bambino, ascoltando, interiorizza.

Non si tratta di “insegnare la morale” si tratta di offrire esempi, di mostrare che le scelte hanno un peso, che il bene e il male esistono, che ogni azione ha una storia.

Le fiabe aiutano anche a sviluppare il pensiero critico. Il bambino impara a fare ipotesi, a prevedere, a riflettere “cosa succederà ora?” “perché il personaggio ha fatto quella scelta?” “tu cosa avresti fatto?, in questo modo, la fiaba diventa un laboratorio etico. Un luogo dove il bambino può sperimentare, pensare, crescere e dove il genitore può accompagnare, guidare, dialogare.

Viviamo in un’epoca in cui tutto è veloce, visivo, interattivo. I bambini sono circondati da schermi, da stimoli, da contenuti, in questo contesto, le fiabe sembrano un anacronismo eppure, sono più attuali che mai.

La lettura di una fiaba è un atto di resistenza, è scegliere la lentezza, la profondità, la relazione, è offrire al bambino un’esperienza diversa, fatta di ascolto, di immaginazione, di silenzio.

Le fiabe possono convivere con la tecnologia. Possono essere lette su tablet, ascoltate in podcast, animate in video, ma il cuore resta lo stesso: la storia, la voce, il legame e forse, proprio perché il mondo è così frenetico, le fiabe sono ancora più preziose. Offrono un rifugio, un tempo sospeso, un luogo dove tutto è possibile, dove il bambino può essere se stesso, dove il genitore può essere presente.

Leggere una fiaba a un bambino è molto più che raccontare una storia è donare tempo, parole, emozioni è costruire un ponte tra due mondi, è seminare immaginazione, fiducia, amore.

Ogni fiaba è un dono. Un seme che germoglierà nel tempo, un ricordo che resterà, un gesto che dirà, anche quando le parole non basteranno: “Io c’ero. E ti ho raccontato una storia.”

Che sia la sera, il pomeriggio, un momento rubato tra mille impegni: leggere una fiaba è sempre un atto di cura. E ogni bambino, ascoltando, lo sa.

 

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