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Genitori in Azione®: Dieci anni di cura, di connessione e di crescita.

12 ottobre 2025 87

Sono passati dieci anni da quando il progetto Genitori in Azione® ha iniziato a camminare nei nidi e nelle scuole dell’infanzia di Roma. Dieci anni di incontri, di cerchi di parola, di sguardi che si incrociano tra adulti che si prendono cura dei bambini. Dieci anni in cui ho avuto il privilegio di accompagnare genitori, educatori, nonni, insegnanti — tutte quelle figure che ogni giorno si trovano a fronteggiare il mistero e la meraviglia della crescita infantile, spesso senza mappe, senza formule magiche, ma con il desiderio profondo di fare bene.

Genitori in Azione® nasce da una convinzione semplice e radicale: non esistono ricette universali per crescere un figlio, ma esistono spazi in cui è possibile pensare insieme, sentire insieme, apprendere insieme. È un progetto che non offre soluzioni preconfezionate, ma domande che stimolano la curiosità del genitore a comprendere i possibili bisogni dietro ai comportamenti dei loro figli. Quelle domande che aprono strade, che permettono di vedere il bambino non come un problema da risolvere, ma come una persona da incontrare e da ascoltare emotivamente.

Nel cuore del progetto c’è l’idea che educare non significa correggere, ma connettere. Che non serve urlare di meno se non impariamo a leggere cosa c’è dietro un comportamento difficile. Che ogni gesto, ogni parola, ogni silenzio di un bambino porta con sé un messaggio, un bisogno, un’emozione e che il nostro compito, come adulti, è quello di diventare interpreti sensibili di quel linguaggio non verbale, di quel “non detto” che spesso grida più forte di mille parole.

Quando un bambino si comporta “male”, la tentazione è quella di intervenire subito, di correggere, di punire. Ma cosa succede se ci fermiamo un attimo prima? Se ci chiediamo: “Cosa sta cercando di dirmi?” “Qual è il bisogno nascosto dietro questo comportamento?” “Come posso aiutarlo a sentirsi visto, anche quando hai nostri occhi sbaglia?” È in questo spazio di sospensione che nasce la possibilità di una relazione trasformativa. Una relazione che non si fonda sulla paura, ma sulla fiducia. Non sull’obbedienza, ma sulla collaborazione.

Stephen Porges, con la sua teoria polivagale, ci offre una chiave preziosa per comprendere questo processo. Secondo Porges, il sistema nervoso dei bambini è costantemente alla ricerca di segnali di sicurezza. Quando un bambino si sente minacciato, anche solo da un tono di voce duro, da uno sguardo giudicante, da una punizione, il suo sistema entra in modalità difensiva. Si chiude, si irrigidisce, si prepara alla fuga o al combattimento. Ma quando si sente accolto, visto, compreso, il suo sistema si rilassa. E solo allora può apprendere, può collaborare, può crescere.

Questo significa che la connessione viene prima della correzione. Che il nostro primo compito, come adulti, è quello di creare un ambiente relazionale sicuro. Un ambiente in cui il bambino possa sentirsi libero di esprimere le proprie emozioni, anche quelle più difficili. Un ambiente in cui l’errore non è una colpa, ma un’occasione di apprendimento.

In questo senso, il progetto Genitori in Azione® propone un passaggio fondamentale: quello dalla giustizia punitiva alla giustizia riparativa. La giustizia punitiva si basa sull’idea che l’errore vada punito, che il bambino debba “pagare” per ciò che ha fatto, ma questo approccio, oltre a generare paura e risentimento, rischia di allontanare il bambino dalla relazione. Di farlo sentire giudicato, etichettato, escluso.

La giustizia riparativa, invece, si fonda sull’idea che l’errore sia parte del processo di crescita, che ogni comportamento problematico possa diventare un’occasione per riflettere, per riparare, per ricostruire il legame. In questo modello, il genitore non è un giudice, ma un alleato. Non è un nemico da cui difendersi, ma una figura di riferimento con cui esplorare insieme ciò che è accaduto. Questo approccio avvicina alla relazione, alla fiducia, al sentire e permette al bambino di sviluppare competenze emotive e sociali fondamentali come l’empatia, la responsabilità, la capacità di chiedere scusa e di perdonare.

Tomas Gordon, con il suo modello di ascolto attivo e comunicazione efficace, ci insegna che il modo in cui parliamo ai bambini può fare la differenza tra un conflitto e una connessione. L’ascolto attivo non è solo una tecnica, ma un atteggiamento significa mettersi nei panni dell’altro, riconoscere il nostro giudizio e sospenderlo, restituire le emozioni che si percepiscono. Quando un bambino dice “Non voglio andare a scuola!”, l’ascolto attivo non risponde con “Devi andarci e basta!”, ma con “Sembra che oggi tu faccia fatica ad affrontare la giornata. Vuoi raccontarmi cosa ti preoccupa?” Questo tipo di comunicazione apre spazi di dialogo, di comprensione, di alleanza.

Elisabeth Filliozat, con il suo lavoro sul quoziente emotivo, ci ricorda che l’intelligenza emotiva è una competenza fondamentale per la vita. E che i bambini la apprendono soprattutto attraverso la relazione con gli adulti. Quando un genitore è capace di nominare le emozioni, di regolarle, di accoglierle, offre al bambino un modello prezioso. Non si tratta di proteggere i figli da ogni difficoltà, ma di accompagnarli nel viverla di essere presenti, disponibili, capaci di contenere senza soffocare.

Nel progetto Genitori in Azione®, lavoriamo anche su questo: sulla gestione emotiva dell’adulto, perché se come genitore sei sempre stanco, sopraffatto, col senso di colpa, sarà difficile accompagnare i figli con presenza e lucidità. Imparare a riconoscere i segnali, a regolare le emozioni, a darti il permesso di non fare tutto “perfetto”, è il primo passo per creare un ambiente familiare più sereno. Un ambiente in cui si può sbagliare, ma anche riparare in cui si può essere fragili, ma anche forti, in cui si può crescere insieme.

Durante gli incontri, proponiamo strumenti pratici, esercizi, routine, ma sempre con un approccio flessibile, in quanto ogni famiglia è diversa, ogni bambino è unico, ogni relazione ha la sua storia. Non esistono soluzioni universali, esistono tentativi, aggiustamenti, piccoli passi, esiste la possibilità di sbagliare e di riprovare e questo, in fondo, è il cuore del progetto: creare uno spazio dove è possibile imparare senza paura di fallire.

In dieci anni, ho raccolto centinaia di testimonianze. Genitori che hanno riscoperto il piacere di stare con i figli, educatori che hanno cambiato il modo di gestire i conflitti, nonni che hanno trovato nuove modalità di relazione. Ogni storia è un tassello di un mosaico più grande: quello di una comunità che cresce insieme.

Una mamma mi ha detto: “Pensavo che per farmi ascoltare dovevo alzare la voce. Ora ho capito che devo abbassare il volume dentro di me.” Un educatore ha condiviso: “Ho smesso di chiedermi ‘come lo faccio smettere?’ e ho iniziato a chiedermi ‘cosa sta cercando di dirmi?’” Queste trasformazioni non sono miracoli. Sono il frutto di un lavoro costante, di una disponibilità al cambiamento, di una fiducia nel processo.

Genitori in Azione® continua a crescere. Stiamo ampliando la rete, coinvolgendo nuove scuole, nuovi territori, nuovi professionisti. L’obiettivo è costruire una cultura della cura, della connessione, della responsabilità condivisa. In un mondo che corre, che urla, che punisce, vogliamo offrire un’alternativa un modo diverso di stare con i bambini, un modo più umano, più profondo, più efficace.

 

Dott. Pierluigi Ceccalupo 

Psicologo

e Psicoterapeuta 

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