Il cervello in gioco: ruba bandiera e campana come strumenti di crescita globale del bambino
Il gioco del ruba bandiera e quello della campana sono due esperienze ludiche che appartengono alla tradizione infantile e che, pur nella loro semplicità, racchiudono un patrimonio educativo, psicologico e persino neuroscientifico di grande valore. Favoriscono lo sviluppo globale del bambino perché intrecciano movimento, emozioni e relazioni in un unico spazio educativo. Bastano pochi strumenti semplici, un fazzoletto, dei gessetti, un sasso, e tanta voglia di correre o saltellare per trasformare un cortile o una piazza in una palestra di vita. Correre verso la bandiera, saltare tra le caselle della campana, rispettare turni e regole condivise significa allenare corpo e mente, ma anche imparare a stare con gli altri, a gestire la frustrazione, a gioire della vittoria e a riprovare dopo una sconfitta. Queste attività, nate dalla creatività spontanea dei bambini e tramandate di generazione in generazione, offrono occasioni preziose per sviluppare riflessi, coordinazione, equilibrio, capacità di concentrazione e resilienza. In un mondo sempre più digitale, recuperare il valore di questi giochi significa restituire ai bambini la possibilità di crescere in equilibrio tra dimensione motoria, cognitiva, emotiva e sociale, rafforzando competenze che li accompagneranno per tutta la vita.
Il ruba bandiera si svolge in uno spazio ampio, tracciando tre linee parallele distanti almeno cinque metri l’una dall’altra. Due squadre, composte da un numero uguale di giocatori, si dispongono ciascuna lungo la propria linea, lasciando libera quella centrale. A ogni giocatore viene assegnato un numero progressivo, così che ogni squadra avrà un numero 1, un numero 2 e così via. Al centro si colloca il Portabandiera, che sorregge un fazzoletto tenendo il braccio teso in avanti. Quando il Portabandiera chiama un numero, i due giocatori corrispondenti devono correre verso il centro, cercare di afferrare il fazzoletto e tornare indietro senza farsi toccare dall’avversario. Se chi ha preso il fazzoletto viene toccato durante il rientro, il punto va alla squadra avversaria. Vince la squadra che accumula più punti. Questo gioco stimola riflessi, prontezza, capacità di scatto e rapidità nella corsa, ma soprattutto insegna il rispetto delle regole e il valore del lavoro di squadra. Ogni squadra diventa come una famiglia, e la bandiera è il “cibo” simbolico di cui tutti si nutrono: ciascun giocatore deve impegnarsi secondo le proprie capacità, abilità e limiti, contribuendo al sostentamento collettivo. Dal punto di vista psicologico, il ruba bandiera educa alla competizione sana, alla gestione delle emozioni intense, alla resilienza di fronte alla sconfitta e alla gioia della vittoria condivisa. È un laboratorio sociale in cui i bambini imparano a riconoscere il proprio ruolo, a rispettare l’altro e a vivere la tensione della sfida come occasione di crescita.
Il gioco della campana, invece, si costruisce con pochi strumenti: bastano dei gessetti, un sasso per ogni giocatore e tanta voglia di saltellare. Si disegna un percorso di caselle numerate per terra, iniziando con il riquadro 1, seguito dalla casella 2 e dalla 3 in linea retta. Poi si tracciano i blocchi 4 e 5 affiancati, il 6 singolo, il 7 e l’8 di nuovo affiancati, il 9 singolo e infine la casella 10, quella di riposo, dove si può fermarsi con due piedi e girarsi per tornare indietro. È importante regolare le dimensioni dei riquadri in modo che i bambini possano saltare agevolmente da una casella all’altra, senza che il gioco risulti troppo facile. Ogni giocatore lancia un sasso nella casella 1, cercando di farlo atterrare dentro il riquadro senza toccarne i bordi. Se il sasso esce, il turno passa al giocatore successivo. Chi riesce deve poi saltare tra i riquadri evitando quello dove è caduto il sasso, appoggiando un solo piede per ogni casella, tranne nei casi di caselle affiancate, dove si possono appoggiare entrambi i piedi. È fondamentale non toccare le linee e non sbagliare casella, altrimenti si perde il turno. Una volta arrivati alla casella 10, bisogna tornare indietro seguendo le stesse regole. Quando si raggiunge il riquadro immediatamente precedente a quello contenente il sasso, il giocatore deve piegarsi in avanti, sempre su un piede solo, raccogliere il sasso e completare il giro. Nel turno successivo lancerà il sasso nella casella 2 e così via fino alla fine. Vince chi riesce a completare il percorso avendo lanciato il sasso su tutte le caselle. Questo gioco è una palestra di equilibrio, coordinazione e concentrazione. Ogni salto diventa un esercizio di autocontrollo, ogni errore un’occasione di resilienza. La campana educa alla pazienza, al rispetto dei turni, alla capacità di gestire la frustrazione e alla gioia di superare le difficoltà. Il percorso numerato diventa metafora di crescita: ogni casella è una tappa, ogni salto un passo verso la maturità.
Dal punto di vista neuroscientifico, entrambi i giochi attivano funzioni cerebrali fondamentali. La corteccia prefrontale, sede delle funzioni esecutive, viene stimolata quando i bambini devono rispettare regole, inibire impulsi e pianificare strategie. Il sistema limbico, che regola le emozioni, si attiva nella tensione della sfida e nella gestione di vittoria e sconfitta, offrendo un contesto sicuro per allenare la regolazione emotiva. Il cervelletto è coinvolto nella coordinazione motoria, nei salti e nelle corse, migliorando equilibrio e precisione. La ripetizione di schemi motori e cognitivi favorisce la plasticità sinaptica, rafforzando la memoria procedurale e la capacità di apprendere regole. I neuroni specchio si attivano quando i bambini osservano e imitano i movimenti degli altri, favorendo empatia e cooperazione. La memoria di lavoro e l’attenzione vengono allenate nel ricordare il proprio numero, nel seguire il percorso della campana o nel monitorare la posizione dell’avversario. Questi processi non solo arricchiscono l’esperienza ludica, ma contribuiscono allo sviluppo cognitivo ed emotivo, creando connessioni che sostengono anche l’apprendimento scolastico.
l ruba bandiera e la campana non si limitano a stimolare abilità fisiche: sono esperienze che incidono profondamente sullo sviluppo psicologico del bambino. Nel ruba bandiera, la dinamica della sfida diretta con l’altro diventa occasione per sperimentare la competizione in un contesto regolato e sicuro. I bambini imparano a gestire l’ansia della partenza, l’eccitazione della corsa, la tensione del confronto e la frustrazione della sconfitta. Ogni emozione viene vissuta e modulata, favorendo la costruzione di competenze di autoregolazione emotiva. La squadra, inoltre, diventa un microcosmo sociale: ciascun bambino ha un ruolo, un numero, una responsabilità. Questo rafforza il senso di appartenenza e di identità, educando alla cooperazione e alla solidarietà. La bandiera, simbolo di un bene comune, diventa metafora di risorse condivise, insegnando che il successo non è mai individuale ma collettivo. La campana, invece, mette in scena un percorso personale, fatto di tappe e ostacoli. Ogni salto è un esercizio di concentrazione e autocontrollo, ogni errore un’occasione di resilienza. Il bambino impara a tollerare la frustrazione, a rispettare i turni, a riprovare con pazienza. La sequenza numerata delle caselle diventa una metafora di crescita: ogni riquadro è una tappa, ogni avanzamento un passo verso la maturità. Psicologicamente, la campana educa alla perseveranza, alla gestione dell’errore e alla capacità di trasformare la difficoltà in opportunità di apprendimento. Inoltre, osservare gli altri giocatori e imitarne i movimenti stimola empatia e cooperazione, rafforzando la dimensione sociale del gioco.
Ruba bandiera e campana, insieme, rappresentano due facce della stessa medaglia. Il primo è un gioco di relazione e sfida, che mette in scena la dinamica tra sé e l’altro, la tensione della competizione e la forza della cooperazione. Il secondo è un gioco di concentrazione e progressione personale, che educa alla resilienza e alla gestione dell’errore. Entrambi intrecciano corpo, mente ed emozioni, offrendo ai bambini un terreno sicuro per sperimentare regole, appartenenza e sfida. Sono giochi che appartengono alla tradizione, ma che hanno un valore universale e attuale. In un mondo dominato dalla tecnologia, recuperare questi giochi significa restituire ai bambini la possibilità di crescere in modo integrale, in equilibrio tra corpo e mente, tra individualità e comunità. Ogni partita diventa un laboratorio di democrazia, dove le regole sono condivise e rispettate, e ogni vittoria o sconfitta diventa occasione di apprendimento. La bandiera e il sasso, simboli semplici e concreti, diventano metafore di beni comuni e di percorsi di crescita. Così, il gioco si trasforma in esperienza educativa, in patrimonio culturale, in palestra di vita. Chi alzerà le braccia al cielo in segno di vittoria non sarà soltanto il vincitore di una gara, ma il protagonista di un processo di crescita che intreccia corpo, emozioni e relazioni, preparando le basi per competenze sociali ed emotive che dureranno nel tempo.
Dott. Pierluigi Ceccalupo
Psicologo e Psicoterapeuta