MOSAICO DINAMICO RELAZIONALE. Un nuovo strumento terapeutico, di based-play assessment e di indagine psicosociale

La relazione gioca un ruolo fondamentale nel plasmare il nostro sé, tanto che tutte le relazioni che abbiamo con gli altri influenzano profondamente la nostra identità, le nostre convinzioni, le nostre emozioni, le nostre azioni, dunque, ogni aspetto della nostra vita. L’insieme delle relazioni costruite nel tempo rappresentano le reti sociali in continua evoluzione che attraversano l’individuo e costituiscono, quindi, il suo mondo sociale di riferimento, il suo specifico ambiente di vita. Conoscere ed esaminare le proprie reti sociali vuol dire, pensarsi, concepirsi e sperimentarsi in modo “altro” in contesti diversi. Da questa consapevolezza è nato il Mosaico Dinamico Relazionale (MDR), uno strumento terapeutico innovativo che si inserisce con efficacia nella pratica clinica come dispositivo ludico, manipolabile e proiettivo, capace di attivare processi profondi di consapevolezza e trasformazione. Nato dall’esigenza di esplorare il reticolo relazionale della persona in modo più ampio e dinamico, l’MDR consente di visualizzare e rielaborare le relazioni significative non solo all’interno della famiglia d’origine, ma anche nei contesti scolastici, lavorativi, amicali, affettivi e sociali.
Attraverso l’uso di personaggi colorati ma neutri, il paziente costruisce il proprio “mosaico” posizionando le figure in spazi che rappresentano le diverse aree relazionali della sua vita. Questo processo, che unisce manualità e narrazione, favorisce la proiezione del mondo interno in una forma esterna visibile e tangibile. Il soggetto diventa così sia autore che osservatore della propria rete relazionale, attivando un doppio movimento di espressione e riflessione. La dimensione ludica riduce le resistenze, mentre la possibilità di manipolare e modificare la configurazione del mosaico stimola la flessibilità cognitiva ed emotiva.
L’MDR si rivela particolarmente sia con bambini ma anche con adolescenti, adulti e famiglie, poiché permette di accedere a contenuti profondi in modo non minaccioso, facilitando l’emergere di nodi relazionali, conflitti irrisolti, dinamiche ripetitive e vissuti emotivi spesso difficili da verbalizzare. La tridimensionalità del mosaico consente una visione d’insieme che rende più chiari i legami, le distanze, le alleanze e le tensioni presenti nelle relazioni significative. In questo modo, il paziente può iniziare un percorso di rielaborazione e cambiamento, promuovendo nuove modalità di stare in relazione con sé e con gli altri.
La configurazione finale dell’MDR consente al soggetto l’attivazione di un processo di presa di coscienza, comprensione e di elaborazione delle relazioni costruite e attive nel suo percorso di crescita e di come queste possano risultare facilitanti o ostacolanti. Questo permette all’individuo di promuovere un percorso verso il cambiamento di quegli aspetti che producono difficoltà e sofferenza.

Caso clinico: Marco, 15 anni: “Non mi capisce nessuno”
Marco è un ragazzo di 15 anni che arriva in terapia su richiesta dei genitori, preoccupati per il suo crescente isolamento, l’irritabilità e il calo del rendimento scolastico. Inizialmente, Marco si mostra chiuso e poco incline al dialogo diretto. Alla seconda seduta, il terapeuta propone l’utilizzo del Mosaico Dinamico Relazionale come attività esplorativa e non invasiva.
Viene presentato il materiale: una base suddivisa in aree relazionali (famiglia, scuola, amici, sport, social network, ecc.) e una serie di personaggi neutri, colorati ma privi di connotazioni specifiche. Marco è invitato a costruire il proprio mosaico, posizionando liberamente i personaggi che rappresentano le persone significative della sua vita.
Durante l’attività, Marco colloca la figura della madre molto vicina a sé, ma voltata di spalle. Il padre è posto lontano, quasi fuori dallo spazio familiare. Gli amici sono pochi e disposti in modo sparso, mentre un personaggio nero, senza volto, viene posizionato al centro dell’area “scuola”. Alla richiesta del terapeuta di raccontare ciò che ha costruito, Marco inizia a parlare: “Lei (la madre) c’è sempre, ma non mi ascolta davvero. Mio padre è sempre al lavoro. A scuola mi sento giudicato, come se fossi invisibile o sbagliato.”
Attraverso il mosaico, Marco riesce a proiettare vissuti difficili da verbalizzare direttamente. Il terapeuta lo accompagna nell’osservazione della configurazione creata, stimolando riflessioni: “Cosa succederebbe se questa figura nera potesse parlare? Cosa direbbe di te?” Oppure: “C’è qualcuno che vorresti avvicinare o allontanare nel tuo mosaico?”
Nel corso delle sedute successive, Marco modifica il suo mosaico: avvicina un amico con cui ha recentemente riallacciato i rapporti, sposta la madre in una posizione frontale, e inserisce una nuova figura nella zona “sport”, simbolo di un allenatore che lo ha incoraggiato. Questi cambiamenti diventano spunti per esplorare nuove narrazioni di sé, rafforzare risorse interne e costruire un senso di agency relazionale.
Il Mosaico Dinamico Relazionale, in questo caso, ha funzionato come uno specchio tridimensionale del mondo interno di Marco, facilitando l’accesso a emozioni complesse e promuovendo un processo di consapevolezza e riorganizzazione del sé in relazione agli altri.