L’uso delle Matrioske nella pratica clinica: un viaggio tra le parti del sé

Chi non ha mai giocato, almeno una volta, con una matrioska?
Le matrioske, conosciute anche come bambole russe, sono un simbolo culturale ricco di significati e storia. Originarie della Russia, queste bambole di legno dipinte a mano sono famose per la loro caratteristica unica: ogni bambola contiene al suo interno un'altra bambola, e così via, fino alla più piccola e indivisibile. Ma oltre al loro fascino estetico, le matrioske offrono una potente metafora per esplorare i complessi strati della psiche umana e delle dinamiche familiari.
Le matrioske hanno origine nel XIX secolo, ispirate da giocattoli simili provenienti dal Giappone. Furono introdotte in Russia da un artigiano di nome Vasily Zvyozdochkin e da un pittore, Sergey Malyutin. Queste bambole non rappresentano solo figure femminili, ma spesso includono intere famiglie, con padri, madri, figli e nonni. Il loro nome deriva da "Matryona" o "Matriosha", nomi femminili comuni in Russia che richiamano l'idea di maternità e fertilità.
Non sono solo oggetti decorativi: sono simboli. E in psicoterapia, diventano una metafora potente del nostro mondo interiore. La sua struttura stratificata risuona profondamente con il concetto di esplorazione interna tipico della psicoterapia. Ogni bambola rappresenta uno strato della nostra identità, un livello della nostra esperienza emotiva, un frammento della nostra storia personale. La più esterna è quella che mostriamo al mondo: il nostro ruolo sociale, le nostre abitudini, le nostre difese. Ma sotto quella superficie si nascondono altre versioni di noi stessi, più autentiche, più vulnerabili, spesso dimenticate o mai del tutto esplorate.
Il percorso terapeutico è, in fondo, un viaggio attraverso queste bambole. Non si tratta di smontare o distruggere, ma di aprire con cura, con rispetto, con curiosità. Ogni strato ha un senso, ogni difesa ha avuto una funzione, ogni parte di noi ha una voce che merita di essere ascoltata. E il terapeuta è lì, non per giudicare, ma per accompagnare. Per aiutare a vedere, a sentire, a integrare. Perché il vero obiettivo non è arrivare alla bambola più piccola e fragile e restare lì, ma riconoscere che siamo tutte le nostre matrioske insieme: la parte che sorride e quella che piange, quella che sa e quella che ancora cerca.
Questo approccio si rivela spesso sorprendentemente efficace anche con pazienti adulti. In seduta, può capitare che una persona arrivi portando un malessere che, a prima vista, sembra circoscritto o facilmente definibile. Ma nel corso del lavoro terapeutico, strato dopo strato, iniziano ad affiorare dimensioni più profonde: ferite antiche, bisogni rimasti inascoltati, parti di sé che nel tempo si sono irrigidite o nascoste per proteggersi. A volte, per facilitare questo processo, si possono usare strumenti simbolici o esperienziali.
Come le matrioske possono essere integrate nelle sessioni individuali?
Durante la sessione di terapia si può lavorare insieme al paziente sulla scoperta dei livelli di consapevolezza: Il terapeuta può usare le matrioske per aiutare il paziente a esplorare i diversi livelli di consapevolezza. Ogni bambola può rappresentare un livello diverso, dall'inconscio al conscio, permettendo al paziente di capire meglio come diversi aspetti di sé influenzano il comportamento e le emozioni, oppure affrontare i traumi del passato: I traumi del passato spesso risiedono negli strati più profondi dell'io. Usando le matrioske, il terapeuta può aiutare il paziente a identificare questi traumi e lavorare attraverso di essi, strato dopo strato, fino a raggiungere una comprensione e una guarigione più complete. Ancora si può proporre un lavoro sull'identità personale: L'identità personale è composta da molte parti diverse. Le matrioske possono aiutare il paziente a esplorare e integrare questi diversi aspetti, dal sé pubblico al sé privato, favorendo una maggiore coerenza e autenticità nell'espressione di sé.
L'uso delle matrioske in psicoterapia offre diversi vantaggi. In primo luogo, forniscono una rappresentazione visiva e tattile che può rendere i concetti psicologici più accessibili e comprensibili per il paziente. Inoltre, permettono di affrontare temi complessi in modo strutturato e graduale, riducendo la possibilità di sopraffare il paziente con troppe informazioni o emozioni contemporaneamente. Infine, le matrioske possono stimolare il dialogo e l'interazione, creando un ambiente terapeutico più coinvolgente e partecipativo.
In una sessione di terapia, una paziente adulta che faticava a gestire la rabbia ha scoperto, attraverso questo lavoro simbolico, che sotto la sua “bambola arrabbiata” c’era una “bambola triste”, e ancora più sotto una “bambola spaventata”, che aveva imparato a difendersi con l’aggressività. Riconoscere queste parti, accoglierle, permettere loro di esistere senza giudizio, ha aperto la strada a un cambiamento profondo. Non si trattava più di “controllare la rabbia”, ma di ascoltare ciò che quella rabbia stava cercando di dire.
Le matrioske, in questo senso, non sono solo una metafora: diventano uno strumento, un linguaggio, un ponte tra il visibile e l’invisibile. E ci ricordano che dentro ognuno di noi c’è un mondo stratificato, complesso, ricco. Un mondo che merita di essere esplorato con delicatezza e con coraggio.
..